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Lega Italiana per la lotta Contro i Tumori
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Tumori: come si curano oggi in Italia
(PRIMA) ROMA - Quarantadue tra Aziende sanitarie locali e ospedaliere monitorate, dal Piemonte alla Sicilia, con una copertura quasi completa del territorio, per verificare l’assistenza sanitaria ai 260.000 italiani che ogni anno si ammalano di tumore: è la prima indagine nazionale condotta dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) con il contributo di Roche sui ‘Modelli gestionali’ i cui risultati, riuniti in 3 volumi, sono stati presentati oggi a Fiumicino ad un convegno con il patrocinio della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (FIASO).


I dati, relativi in maggior parte al 2006, sono positivi su prevenzione e diagnosi: quasi dappertutto ormai in Italia si informa sui fattori di rischio come fumo e alimentazione (nel 94% delle aree indagate), ma anche, in un 30% di casi, su sedentarietà, inquinamento e pesticidi. Mammografia, pap test e corsie preferenziali diagnostiche per l’80% dei cittadini, però è ancora difficile sapere dove le liste d’attesa sono più brevi, informazioni fornita da 6 Asl e da 3 Aziende ospedaliere su 10 del campione.


Sul fronte delle cure, nonostante negli ultimi 2 anni nel 70% di Aziende ospedaliere e Regioni siano stati adottati provvedimenti su appropriatezza e razionalizzazione, l’esito di tale riforme è giudicato non ancora ottimale da più della metà (53%) dei direttori di oncologia e solo in 4 strutture su 10 i risparmi in termini di spesa sono andati a favore delle terapie innovative.


“L’obiettivo della ricerca – spiega il prof. Emilio Bajetta, Presidente AIOM – è evidenziare modalità, ‘best practice’ e aree di miglioramento nella gestione e nell’organizzazione, per supportare i decisori sanitari nella programmazione di interventi mirati ed efficaci e nell’ottimizzazione di ogni step del processo e/o di singole attività di assistenza sanitaria oncologica”.


Come emerge ancora dall’analisi AIOM, oggi tutte le Aziende ospedaliere sono in grado di assicurare servizi di chemioterapia (così come tutte le Asl), l’85% la radioterapia (il 64% delle Asl), 8 su 10 le cure riabilitative (il 64% delle Asl). Il supporto psicologico per chi deve fare terapia anti-tumorale è disponibile in 9 ospedali su 10 e nel 45% delle Asl. Però solo il 35% delle Aziende ospedaliere offre corretto supporto informativo relativo ai servizi di terapia (e alle liste d’attesa) sul territorio oltre alla propria struttura, e solo in rari casi tale informazione integrata è offerta dalle Asl. In compenso, per quanto riguarda la diagnosi precoce che consente, se del caso, di iniziare la terapia al più presto, il 70% delle Aziende ospedaliere monitora le liste d’attesa dei cittadini trovati positivi ad uno screening.


Per quanto riguarda invece le cure palliative, l’Hospice, struttura dedicata alla cura dei pazienti terminali, è attivo nel 65% delle Aziende ospedaliere e nel 38% delle Asl: dove non c’è, la scelta più frequente è il ricovero ospedaliero (però non dedicato solo a pazienti oncologici) o l’assistenza domiciliare integrata (Adi), attiva in 9 Asl e in 8 Aziende ospedaliere su 10. Nell’85% degli ospedali e nel 75% delle Asl nell’Adi oncologica è coinvolto il medico di famiglia, in poco più della metà dei casi (55-56%) è disponibile anche lo psicologo. Sempre quando l’hospice non c’è, in regime di assistenza a domicilio nelle Aziende ospedaliere quasi sempre (95% dei casi) si gestiscono anche le cure anti-dolore (nel 75% delle Asl), anche se il palliativista, specialista dedicato a tale compito, non è però sempre presente (lo è in 6 Asl e 6 Aziende ospedaliere su 10).
04/05/2007

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